André Gide 
L’immoralista 

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“Ognuno desidera somigliare il meno possibile a quello che è; ognuno si costruisce un modello da imitare. Si dovrebbero cercare altre cose nell’uomo io credo. Ma non si ha l’ardire di farlo. Non osiamo voltare pagina. Io le chiamo leggi dell’imitazione, della paura. Io ho sdegno di questa agorafobia morale che è peggio della viltà”.

Ne
L’immoralista Michel sposa Marceline, una donna che non ama, per compiacere il padre morente. Durante il viaggio di nozze in Nord Africa, il giovane contrae la tubercolosi, ed è proprio nel corso della lunga convalescenza che scopre di amare la vita e i piaceri non convenzionali che essa può offrirgli e di non voler più trascorrere il tempo sui libri. Rientrato in Francia, la necessità di occuparsi della moglie e del figlio che porta in grembo pare distoglierlo dai suoi impulsi. La morte di quest’ultimo, però, li riaccende, spingendolo a tornare in quel remoto paese in cui, per la prima volta, si era sentito se stesso. Trascinerà così Marceline, ancora convalescente, in un estenuante viaggio, il cui vero scopo è la gratificazione dei propri desideri.



André Gide (1869 – 1951) scrittore francese, ricevette il premio Nobel per la letteratura nel 1947. Tra le sue innumerevoli opere, si ricordano:
La porta stretta (1909),
Ricordi della Corte di Assise (1914),
Sinfonia
pastorale (1919),
Corydon (1920),
Se il grano non muore (1926).